martedì 12 novembre 2013

Pixies
(Milano, 4 novembre 2013 Alcatraz)


È il 4 novembre, sono a Londra, e nelle orecchie risuona ancora la voce cavernosa di Nick Cave; mi sembra di vederlo, a un palmo di mano, mentre sussurra “Can you feel my heart beat?” a una fan in lacrime. Per di più, la sua mano sfiora la mia e ho ancora il suo sudore addosso.

Londra, oggi, è particolarmente soleggiata, soffia una fredda brezza atlantica, e il mio viaggio non è ancora concluso. Stasera, infatti, sarò a Milano a sentire i Pixies.



Il viaggio è lungo: un'ora di pullman, due di volo e un'altra d'autobus ma, con un po' di pazienza, alle 19 sono davanti all'Alcatraz. Qui il clima è meno lusinghiero; piove forte e c'è un'umidità appiccicosa, ma poco importa, sono pronto alla scarica elettrica che, sono sicuro, mi travolgerà.



Lo show di stasera è Sold Out; l'Alcatraz, lo ricordo, ha una capienza di 5000 persone circa, incredibile come un gruppo praticamente resuscitato riesca ad avere un tale richiamo di pubblico. La band di Boston, cappeggiata da Frank Black, è nota ai più per essere stata un importante riferimento dei Nirvana. Da questo tour risulta orfana della bassista storica Kim Deal, sostituita dall'omonima Kim Shattuck che non farà rimpiangere la prima. Quattro album all'attivo, registrati tra il 1988 e il 1991, poi lo scioglimento e tanti anni di silenzio, fino al tour del 2004 che gli tenne impegnati quasi ininterrottamente fino al 2011 (ricordo il concerto del 2010 a Ferrara). Esordio capolavoro con “Surfer Rosa”, a cui seguì l'ottimo “Doolittle” e altri due, buoni ma nell'insieme meno graffianti: “Bossanova” e “Trompe Le Monde”.



Quest'anno sono di nuovo in tour con concerti “sold out” ovunque e un nuovo Ep (in vendita al merchandise) dal titolo molto stringato: “EP1”.



Il pubblico di stasera è molto variegato; dai quarantenni musicofili fans della prima ora, ai ragazzini modaioli richiamati dalla pubblicità di Radio Virgin o dalla colonna sonora di “Fight Club”, celebre film tratto dal romanzo omonimo in cui “Where is my mind ?” è inclusa nella mitica scena finale.

Alle 21.20 è tutto pronto, palco privo di ingombranti orpelli, la batteria di David Lovering riporta il l'inconfondibile logo Pixies, in sottofondo si scopre un muro di schermi stile televisori vintage. Le luci si spengono ed eccoli, i Pixies, invecchiati ma in forma.

Black Francis imbraccia la chitarra, partono le prime note di “Caribou”, tratta dall' Ep d'esordio “Come on Pilgrim”, e l'Alcatraz esplode in un boato.



Seguono, serratissime, “Monkey gone to heaven”, “Velouria” e “Havalina”. Il pubblico, dopo questo fulminante quartetto, è ormai caldo. Black passa alla chitarra acustica, “Vamos” una delle mie favorite, feedback disturbato di Joey Santiago, nello stile proto-grunge rumoroso che li ha resi celebri, e tutti a saltare come indemoniati, dalla prima all'ultima fila. Impressionante come una chitarra acustica, affiancata da un'elettrica, basso e batteria riescano a liberare tanta energia. Il basso potente di Kim Shuttuck (che, lo ripeto, non ha nulla da invidiare alla Deal) mi fa tremare il petto. Già alla sesta canzone è il turno di “Here comes your man”, senza tregua. Da segnalare che le setlists sono differenti ad ogni concerto, segno di una voglia di suonare ancora pulsante.



Sequenza per me particolarmente emozionante è stata la tripletta “Wave of mutilation” da (Doolittle), “Winterlong” (cover di Neil Young, che ho cantato a squarciagola) e “Cactus” (dal fulminante esordio “Surfer Rosa”). Saranno tre le covers: oltre alla sopracitata “Winterlong”, “Big new prinze” dei The Fall e “Head on” di Jesus and Mary Chain.



Dopo una riuscita miscela di brani ormai classici, il primo set si chiude con l'urlata “Debaser” ma non siamo ancora sazi. C'è ancora tempo per “Motorway to Roswell”, seconda delle due canzoni tratte da “Trompe le Monde” presenti in scaletta (la prima è “Distance equals Rate times time”), il b-side “In Heaven”, cantata da Black e attaccata alla nuova ballata “Andro Queen” e gran finale con il classico dei classici “Where is my mind?”.

 

Da notare che la scaletta originale prevedeva 31 canzoni a cui sono state aggiunte 4 vista la serata particolarmente riuscita. Ce ne fossero di resuscitati così.. Ma Lazzaro è uno, e noi ce lo teniamo stretto !

 

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